Una mostra che annovera una trentina di dipinti realizzati con tecniche miste, più una serie di acquarelli “preparatori”, in grado di tratteggiare il percorso artistico seguito dalla pittrice palermitana nell’ ultimo quinquennio. Laureata in filosofia, interessata alle ricerche teosofiche di Rudolf Steiner, particolarmente attenta alle forme di pensiero ed alle espressioni religiose del lontano oriente, Paola Parlato ha fatto del vivido uso del colore uno strumento elettivo con cui procedere nei suoi complessi itinerari di ricerca visuale, finalizzati allo scandaglio dei recessi più riposti della propria interiorità. Ora steso con un lessico caleidoscopico caratteristicamente tipico d’una astrazione geometrica improntata alla scomposizione dinamica della luce in fasci di pigmento puro (nelle prime opere ad acquarello ove riecheggiano suggestioni d’ascendenza futurista), ora con modalità più gestuale ma estremamente attenta agli impianti compositivi (nelle grandi tele in cui si configura chiaramente la tangenza con referenti di tipo espressionista-astratto) e infine con esiti decisamente poli-materici ed assai ben progettati nei loro spogli equilibri “formali” (nell’ ultima interessantissima produzione strutturata su un uso assai più contenuto e misurato delle cromie, sull’ inserto di objet trouvé e sul ricorso “concreto” alla scrittura), il colore è comunque il protagonista incontrastato dell’ideare e agire artistici della Parlato. Un colore che è al contempo strumento di auto-analisi ed auto-conoscenza, nonché mezzo espressivo con cui dare visibilità a quelle dinamiche intra-psichiche che sono inevitabilmente intrinseche ad ogni processo di contemplazione e di ricerca della dimensione “spirituale” realmente o presunte che alberga nell’ interiorità. Forte delle teorizzazioni steineriane e di quelle kandiskiane sul ricorso al medium cromatico quale armamentario per la esplicitazione delle fluttuazioni emotive ed affettive di pertinenza della spiritualità, Paola Parlato ha dunque proceduto con coerenza lungo un iter che ha contestualmente i connotati d’un processo iniziatico e d’un esercizio intellettuale e fabbrile di natura artistica ed estetica. Ciò che ne è conseguito è una dettagliata panoramica su quel “viaggio” all’ interno di sé fatto di slanci e di pause, di continui raggiungimenti ed impellenti ripartenze, di conquistato distacco e di emozionale coinvolgimento. Il tutto tradotto in immagini di grande pregnanza e impatto ottico, nell’ intento “comunicativo” di rendere leggibile (o quanto meno simpaticamente percepibile) l’intero travaglio del proprio incedere lungo i tortuosi sentieri dell’essere ed esistere. La mostra, patrocinata dalla Provincia Regionale di Palermo ed organizzata dall’ associazione culturale Imago è a cura di Salvo Ferlito.
Paola Parlato vive a Palermo. Dopo tre maternità e diversi anni di insegnamento in vari ambienti sociali, nasce in lei il desiderio di portare l’arte nei quartieri disagiati,ad alta densità mafiosa aventi un profondo stato di degrado sociale e di deprivazione culturale. Decide allora di frequentare per cinque anni un corso di terapia artistica steineriana con il maestro Giuseppe De Luca, presso l’Associazione culturale “Metamorfosi”. Uno studio approfondito dell’antroposofia, e in particolare di Rudolf Steiner, accompagna il percorso didattico e professionale di Paola Parlato. Risulta per lei interessante la funzione terapeutica che può assumere l’arte, quando si manifestano disagi caratteriali, di salute mentale, stati depressivi, disturbi alimentari. Ciò induce l’artista ad approfondire le sue conoscenze in questo campo e a sperimentare direttamente, anche con alunni diversamente abili, mettendo a frutto l’esperienza del corso di arte-terapia. Secondo l’artista la percezione della sofferenza dell’altro, anche solo nello stare al mondo, nel nostro tempo, chiede fortemente uno strumento espressivo, salvifico, attivo: l’arte. Essa diviene così il mezzo per mettere in relazione la propria sofferenza con quella dell’altro. Ma presto la violenza della periferia urbana, in cui Paola insegna, si manifesta concretamente, nel tentativo di scoraggiare chi cerca di contribuire al cambiamento della realtà sociale della città. Gli atti intimidatori entrano potentemente nella sua vita in modo assoluto e divengono oscurità, alienazione, solitudine. Ma la determinazione a continuare a lavorare, cercando l’umanità dentro la gente, vince sullo scoraggiamento. La pratica buddista costituisce l’anello che la mette in relazione con il sé più profondo. Nel frattempo ha frequentato seminari di pittura, basati sulla dottrina dei colori di Goethe e Steiner con i maestri Mali Road, pittrice e insegnante presso la scuola Rudolf Steiner di Oslo e Dag Aslaksrud, architetto e professore presso la scuola steineriana di Oslo. Gli studi steineriani e le tematiche antroposofiche hanno costituito spesso la tecnica per portare fuori di sé un vissuto complicato e problematico che ha plasmato la vita dell’artista, rimasta orfana in età adolescenziale. La rielaborazione del lutto in età adulta diviene un elemento portante del percorso artistico, che le consente facilmente di entrare in empatia con il dolore dell’altro. L’arte diviene così approfondimento del significato e dello scopo della propria vita, condivisione umana con il resto del mondo. L’artista ha curato diverse esposizioni presso le scuole di Palermo in cui ha insegnato, in particolare alla Scuola Media Statale Federico II, sita presso il quartiere Borgo Vecchio. L’artista nel 2005 ha esposto acquerelli e tele con tecniche miste in una mostra dal titolo “ Storie che non si raccontano “ presso il Laboratorio di restauro Keramos di Palermo. Il tema della mostra era il non riuscire a raccontarsi. Nel 2006 ha partecipato ad un’esposizione collettiva di acquerelli sulla natura presso l’associazione culturale “ Mutazioni”, e nell’anno 2007 vi ha esposto una mostra personale dal titolo “Viaggio”che aveva come tema la città. Nel 2009 ha esposto grandi tele a tecnica mista presso il club “Tra cielo e terra” di Palermo. Il tema della mostra era il mare. Nel 2009 ha esposto in Roma a Santa Maria della Pietà’ in occasione della mostra collettiva “Nigredo”.
Le volontarie del Servizio Civile Nazionale Vanessa Fabio, Chiara Mazzola, Teresa Totaro e Paola Terruso sono state impegnate nell’accoglienza del pubblico e nell’illustrazione dell’iniziativa.
Palazzo Jung, via Lincoln 71 – Palermo.