Luigi Mirto – La poesia degli sguardi
“In fondo non esiste nulla di più soggettivo dell’ obiettivo”, ogni fotografo infatti cerca e narra ciò che vuole comunicare al mondo. Luigi Mirto è l’artista che dei luoghi e degli incontri sa riconsegnare le impressioni più forti e più profonde, dando ai suoi soggetti pregnanza e voce. In questa nuova personale esposizione “Ritratti di gente comune”, ci presenta il suo ultimo album fotografico: scatti in b/n che ci invitano ad intraprendere un viaggio intimista e misterioso all’interno dell’animo umano con una singolare poetica : la ricerca di una matrice interiore che investe l’ambiente e l’individuo, i soggetti e gli oggetti e si focalizza sui volti di bambini, anziani, gente comune. Luigi Mirto è un fotografo che gira il mondo, sempre pronto con i suoi scatti a cogliere sentimenti e situazioni, sguardi e atteggiamenti, dove ognuno si può specchiare per scorgere la percezione più forte e più intima. Costruisce l’immagine con una cura attenta, ricorrendo alla sua esperienza professionale di architetto e progettista, fotografo di scena teatrale e film, scova angoli di interni ed esterni che sembrano quasi dei set pronti per i suoi racconti. La cura che dedica alla rappresentazione esteriore, si vincola salda all’analisi di quella interiore; dei luoghi e degli incontri sa immortalare con maestria i tratti più suggestivi, le impressioni più forti, i momenti in cui si imprime il sentimento dell’uomo. Luoghi più veri del vero, dove le voci dell’anima urlano, con suoni gravi, tutto il loro malessere “Atroce realtà e fugaci ricordi”; “Ieri .. se n’è andato”; ritrae la sua gente comune con particolari tagli ortogonali architettonici, che diventano metafore di quello stato interiore che ci stupisce ed intenerisce “lo sfilato siciliano; guardando dalla finestra; quel giorno speciale” e lo spazio si incontra con la luce, elemento fondante dell’immagine stessa “a lume di candela; Virginia e Betty; le sorelline”. Sono immagini fotografiche che ci consentono sia pure per pochi minuti di condividere e magari anche di rivivere la realtà dei soggetti ritratti, le sensazioni immediate di tenerezza “ninna nanna,…amore mio”; tristezza “storia di una lacrima”, vanità e melanconia “la sorpresa di Giada”, sono scatti coinvolgenti, umani. La ricerca fotografica esalta il sé, il bisogno umano ed assoluto di affetto, il senso della solitudine, dei ricordi e sentimenti dell’infanzia. Il lavoro fotografico di un artista che vuole abbattere i muri mentali, quelli che interponiamo tra noi e la nostalgia del passato “i ricordi di Germana”, contrasti tra il vecchio e il nuovo “sorpresa a fare merenda”; tra noi e la decadenza estetica del corpo “i segni del tempo”; tra noi e i conflitti interiori “quel tuo sorriso assente; il volto di Mary”, tra noi e la sacralità della natura “il grappolo d’uva; la colazione”. Un invito dunque attraverso la fotografia a cacciare l’indifferenza e recuperare il senso collettivo di umanità e una nuova luce di resipiscenza.
Giovanna La Bua.
Sala Gialla del Teatro Politeama – Palermo